cuore albanese

A passo di socialtrekking nel cuore caldo dell’Albania


Lo sguardo scorre veloce sullo scaffale dell’accorsata libreria cittadina: Amsterdam, Austria, Australia…Le copertine variopinte di fantasiose guide turistiche cartacee fanno bella mostra di sé tra un Marcel Proust d’annata e un Fabio Volo dannato. Ma quella che cercavo io non c’è. Armenia, Azerbagian… Stavolta forse ci siamo, se ci sono anche loro sotto la lettera “A”, in questa sperduta libreria di periferia, ci sono buone possibilità che ci sia anche “Lei”. E invece, non c’è.  Una vera e propria guida dell’Albania non c’è. O, almeno,  io non sono in grado di trovarla, tramite i comuni canali commerciali. Un opuscoletto, un manualetto…Niente. Scopro che qualcosa sulla terra albanese è uscita fuori dalla brillante penna dell’Indro nazionale. Sarà sicuramente un’opera accorta, godibile e illuminata. Ma…si tratta di un testo addirittura ottuagenario. Strano.  Al turista italico e più in generale al “turista” planetario,  non sfugge  in genere alcuna meta visitabile. Non c’è guerra, epidemia o bolla finanziaria che tenga. Eppure… La piccola nazione,  dirimpettaia di sponde delle comuni acque adriatiche, sembrerebbe snobbata .
Turismo non fa rima con Albania, a quanto pare.  Ciò, nonostante – per  quel che ne so – tra i confini dell’antica Illiria siano racchiuse non banali vestigia del passato, una bella costa, monti incontaminati. A nessuno viene però di pensare all’Albania come meta di vacanze. A dire il vero, neanche a me era venuto da pensarci fino a qualche settimana fa. Mi sono messo sulle tracce dello scibile legato  all’Albania grazie alle “antenne” del mio amico Alessandro Vergari , sempre pronte a recepire le  vibrazioni giuste per dar vita al nostro “socialtrekking” nei contesti più vicini alla nostra filosofia del camminare. Tra non molto ci aspetta una settimana di cammino targato Walden viagggi a piedi, in puro stile “socialtrekking”. Dove?  Nel distretto di Permet,  in quello che lo stesso Vergari, dopo esserci stato qualche mese fa in perlustrazione, ha definito “il cuore caldo” della nazione.
Ma gli albanesi, loro almeno, un pensierino al turismo ce lo fanno?  Non da molto, ma pare di sì. In internet trovo una recente dichiarazione del portavoce del governo.  “Vogliamo sviluppare il turismo, anche quello balneare, ma non come in Spagna o in Grecia. Vogliamo che si faccia attenzione all’ambiente». Puntiamo sull’agriturismo, sull’escursionismo e sui viaggi culturali”. Bene, se si tratta di parole che troveranno riscontro nei fatti, l’Albania può divenire l’outsider per le mete di quelli che non si limitino ad essere meri turisti di massa. Un’élite? Forse. Ma qui la differenza élitaria non la farebbero i soldi, certo che no. La farebbe semmai l’avvedutezza nell’approccio con i luoghi visitati.  Il paese conta del resto tre siti iscritti al patrimonio mondiale dell’Unesco: il sito archeologico di Butrinto e i centri storici di Berat e Argirocastro. Qualcosa vorrà pur dire,  no?  Credo proprio di sì. Controllo che le suole delle scarpette da trekking siano in buona salute e mi appresto a conoscere il territorio albanese. Farlo a piedi è sicuramente il sistema migliore per cogliere ogni sfumatura di quel territorio e di quella gente. Così vicini e così lontani.
Raffaele Basile