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Camminare piano. Atto di saggezza o di demenza?


Il britannico “Daily Express” ha pubblicato nei giorni scorsi una news che dovrebbe rassicurare i camminatori sulla conservazione della brillantezza delle proprie facoltà mentali.  Alcuni ricercatori inglesi avrebbero compiuto studi approfonditi sull’attività fisica all’aria aperta e in particolare sul camminare.  Secondo questi studi, muoversi in genere e camminare in particolare produrrebbe più consistenti benefici rispetto alla maggior parte dei farmaci attualmente in commercio per curare le forme di carenza intellettiva o addirittura demenza. Passeggiare all’aperto per una ventina di minuti al giorno non soltanto rafforza la memoria, ma migliora le funzioni cerebrali di chi cammina.
Se ci fermiamo a questa notizia, noi camminatori possiamo procedere nelle nostre camminate, meglio se lente e meditative, accentuando il sorriso che ci viene spontaneo quando muoviamo saggiamente i nostri passi. Tuttavia, dovremmo astenerci dal leggere un altro articolo pubblicato sempre in questi giorni dalla stampa anglofona, ma stavolta d’Oltreoceano. Infatti, secondo l’equipe di studiosi del Boston Medical center, chi cammina lentamente correrebbe più rischi di contrarre forme di demenza, in particolare sarebbe a rischio di Alzhaimer.
Per dimostrare ciò, gli scienziati yankee hanno preso in esame un campione di oltre 2000 “cavie”, con un età media di 62 anni. I partecipanti sono stati monitorati per un periodo di 11 anni, durante i quali i ricercatori hanno notato che chi aveva una velocità di “marcia” più lenta aveva sviluppato una volta e mezza in più – rispetto a chi invece era in grado di avere un passo più sostenuto –  la probabilità di essere colpito da demenza oltre i 65 anni.
Chi avrà ragione? Mah…chissà…Forse a rischio di demenza potrebbe essere proprio… chi stia troppo dietro a questo tipo di ricerca,  periodicamente sviluppata dai vari scienziati sparsi per il mondo.
raffaele basile