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Il socialtrekking muove i suoi passi a sud dell’Albania


Kugo – “il rosso” in lingua albanese-mi fissa con i suoi profondi occhi color terra bruciata- E’ sbucato da uno dei tornanti rocciosi del sentiero imboccato stamane per arrivare a Lamar, nel sud dell’Albania. Esita un po’ nel proseguire la sua marcia lenta e costante. E’ debordante di zaini e sacchi a pelo figli di una tecnologia lontana da lui anni luce. E’ letteralmente carico come un mulo,quadrupede del quale è considerato il parente altolocato. Kugo è infatti un bel cavallo baio ed è stato convocato insieme a Verdha e Balha per alleviare le fatiche di noi socialtrekkers, nell’ascesa sotto il sole di questo caldo primo giorno del nostro viaggio e di settembre.”Il cuore caldo dell’Albania” è il nome dato a questo viaggio a piedi, dal sapore intensamente “social”, dalla cooperativa Walden viaggi a piedi, che lo ha organizzato in linea con la propria aspirazione a fare “socialtrekking”. Vale a dire interagendo armoniosamente e responsabilnente con la gente, i luoghi,la cultura e l’economia di una luogo.Il percorso si snoda oggi, giorno di inizio del trekking, tra le gole aspramente rocciose che lambiscono il fiume Zagoris,non distante da Tepelene, città carica di significati per la storia albanese. Grazie a Kugo & C.,oggi le amate fatiche da socialtrekkers sono per noi lievi come il venticello che di tanto in tanto ci regala una calura più accettabile. Le cime dei monti Lunxheri, Shendelli e Bureto dominano il nostro incedere tra rocce granitiche e miriadi di pietre di ogni dimensione, calpestate dalle nostre suole infuocate. Pietre e granito che come d’incanto si trasformano in maniera del tutto naturale in tegole, lastroni e muretti a secco dopo un’ampia radura al termine di una interminabile ascesa. Difficile trovare un esempio più illuminante di connubio tra l’ opera della natura e quella dell’uomo. Il villaggio di Lamar è un continuum senza scossoni tra il sentiero granitico e il centro abitato. Vere e proprie strade non ve ne sono e il solo traffico dell’orario di punta in cui arriviamo è costituito da quadrupedi da soma che trasportano cose e persone e massaie e ragazzini che si spostano indaffarati da un capo all’altro del villaggio. Se non ci fosse stato con noi Cimi, la nostra guida albanese esile ma granitica come questi luoghi, forse il villaggio ci sarebbe sfuggito,vista la sua silenziosità e camaleonticità rispetto al circostante non antropizzato. Ci immergiamo così  nella realtà del villaggio quasi in punta di piedi, del che ci ringraziano anche le nostre estremità, fumanti quasi come il comignolo annerito della candida casetta di cui saremo ospiti.
Testo e foto r.b.