Tataouine

Passi di speranza per la Tunisia ferita


Esattamente un anno fa, mi trovavo in Tunisia nel Governatorato di Tataouine. Imbracciavo un pesante fucile di legno e metallo. Tale strumento era però nelle mie mani strumento di armonia e pace e non di guerra.

Il fucile faceva infatti parte di una danza rituale berbera che prevede che i due danzatori di turno compiano con esso evoluzioni e raffigurazioni coreografiche lasciate alla propria creatività. Quest’ultima è adeguatamente stimolata da una musica della tradizione locale fortemente ritmata e partecipata.

Questi suoni, colori ed emozioni trovavano spazio nel marzo del 2014 nel villaggio berbero di Ras El Oued. Insieme ad un gruppo di viaggiatori a piedi della cooperativa fiorentina Walden ero quella sera ospite dell’attiva associazione di solidarietà sociale Ourgen, gestita in gran parte dalle locali donne berbere.

Una serata di festa dopo il camminare responsabile e partecipe dei trekkers accompagnati da me e dalla guida locale Selma, tra le vestigia degli antichissimi villaggi trogloditici rupestri che costellano l’area.

Luoghi e persone apparivano un segno tangibile della volontà di riscatto e voglia di “buone pratiche” socio-economiche, frutto di quel risveglio arabo conosciuto in Tunisia come la Rivoluzione dei Gelsomini.

A distanza di un anno da questi ricordi di pace e speranze fissatisi nella mente, il 18 marzo scorso la follia ha armato la mano di un integralismo cieco, spezzando in pochi minuti la vita di 22 persone, recidendo i germogli delle speranze di riscatto tunisino. Questa primavera quelle aree recuperate sapientemente e creativamente ad un turismo responsabile saranno calcate dai passi di pochi viaggiatori, perché quel che è successo non poteva non lasciare il segno nell’immediato.

L’auspicio, ma anche la volontà concreta di tunisini e di chi abbia visitato quei luoghi è che si tratti di una “pausa” di breve durata e che si rimetta in movimento tutto il circolo virtuoso fatto di tradizioni, luoghi, mestieri, recuperati dall’oblio ed offerti con passione ad un turismo diverso da quello fagocitante di massa, fatto di condivisione e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Nei giorni scorsi a Tunisi si è tenuto con successo, nonostante tutto, un coinvolgente Social Forum dove si sono affrontate tematiche di rilievo mondiale ed una manifestazione di piazza di solidarietà e speranza che ha visto la partecipazione a Tunisi di decine di migliaia di persone, capi di stato e gente comune tunisina e non.

“Quest’estate faccio le vacanze in Tunisia” si poteva leggere su alcuni cartelli dei partecipanti alla marcia di Tunisi. Tale affermazione può diventare realtà concreta e non mera utopia. A patto che il popolo tunisino non venga lasciato solo nella lotta a un terrorismo la cui miopia si è progressivamente trasformata in cecità sorda al richiamo della Ragione.

Raffaele Basile