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La Memoria in cammino in Toscana sui Sentieri partigiani


Inquadrare i partigiani dal punto di vista della loro performance di infaticabili camminatori. Una prospettiva insolita ma non priva di significati. Il camminare è un sicuro stimolo alla riflessione e alla memoria e la ricorrenza del 25 aprile è un punto di partenza ideale per un certo genere di riflessione.

La Resistenza al nazifascismo è indubbiamente un fenomeno storico complesso, che può essere preso in considerazione da più punti di vista.

Lo scenario della guerra mondiale e delle vicende partigiane è quello degli anni ’40 del secolo scorso,  periodo in cui la meccanizzazione degli spostamenti era ancora agli esordi e camminare non era ancora considerata una scelta in controtendenza, come avviene oggi, ma qualcosa di abituale e inevitabile.

I protagonisti della Resistenza partigiana si spostavano, fuggivano, combattevano, si scambiavano informazioni essenzialmente camminando.

Molti sentieri che oggi sono battuti in maniera rilassata da trekkers ed escursionisti, sono vie che hanno visto le vicende legate alla “Liberazione”, di cui si commemora il 25 aprile l’anniversario in tutta Italia.

La Toscana fu uno dei luoghi simbolo della Resistenza partigiana, vista l’ampia partecipazione popolare.

Tra le tante celebrazioni, troviamo un vero e proprio trekking dedicato in Toscana alla riflessione sulla Resistenza, un cammino tra luoghi della memoria significativi per la lotta partigiana. Un’escursione lunga tre giorni, a partire dal 24 aprile, nell’area del Monte Giovi, in provincia di Firenze

Il Monte Giovi è un luogo della memoria per eccellenza e questo lo sa bene Pierluigi Cosola, una guida escursionistica che organizza trekking di più giorni con la cooperativa  WaldenViaggi, specializzata in viaggi a piedi nella natura, tra cui quello denominato “Sui sentieri partigiani”.

La prima tappa di cammino sui “Sentieri partigiani” inizia a Vicchio e attraversa la valle di Barbiana, con soste per qualche breve lettura presso la chiesa di San Martino a Scopeto, fino alla località di Tamburino dove c’era un campo di lavoro per prigionieri di guerra.

Il giorno successivo si attraversa  il monte nei pressi della sommità, luogo di lanci di rifornimento da parte degli alleati, fino al paesino di Acone, dove tra popolazione e partigiani si stabilì una compartecipazione del sentire e dell’agire di cui si ha ancora memoria.

Infine l’ultimo giorno il cammino evocativo porterà nel pomeriggio fino a Pontassieve, dopo una sosta nella frazione di Pievecchia, dove 14 civili furono uccisi per una rappresaglia nazista. Tutt’oggi è visibile il muro dell’esecuzione degli sventurati, con ancora i buchi dei proiettili sparati dal plotone d’esecuzione.

Camminare è di certo un’attività che stimola la riflessione, se fatta con andamento privo del gusto della performance. La riflessione è ancor più invogliata se il cammino avviene in luoghi evocativi come il Monte Giovi.

Sugli stessi sentieri calcati oggi dalle suole in vibram di riflessivi camminatori, circa settant’anni fa si muovevano uomini che non avevano molto tempo e “testa” per fermarsi a riflettere sulla bellezza e serenità dei luoghi circostanti, ma erano armati da quegli ideali di libertà che proprio oggi 25 aprile si vogliono celebrare. Ideali che rendevano quelle persone dei fantastici camminatori.

La memoria passa anche per i piedi, talvolta. La libertà anche.

Raffaele Basile

con la collaborazione di Pierluigi Cosola

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