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Padule d’autunno


In questi giorni ho fatto diverse passeggiate in padule. Ci vado dopo pranzo e aspetto il tramonto che arriva presto. Poi riprendo l’auto e in pochi minuti i campi in cui ho camminato mi sembrano una realtà remotissima.
È bello il padule ora che abbonda del suo elemento vitale, l’acqua, e che ospita quegli strani uccelli che sono gli aironi, maestosi e mesti. Io l’ho sempre amato. Ho un libro illustrato di Fulco Pratesi che si intitola Il mondo della palude che ancora mi incanta e che da piccolo tenevo come una specie di bibbia assieme alle avventure di Tom Sawyer e Huck Finn. Me ne andavo lungo i fossi a pescare o a prendere appunti per il mio quaderno del naturalista e quello era il mio Mississipi.
Il padule è un luogo ai margini, dimenticato, assediato dalle fabbriche, dall’autostrada, sede di discariche abusive e non. Ci andiamo io e pochi altri con una certa frequenza nei posti ancora belli. Molti sono cacciatori e a me fanno una gran pena: sparano a un uomo morto, sparano sulla croce rossa.
Riccardo Pensa
 

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