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Mio mare inquieto


Domenica scorsa sono stato a Tellaro.
Ho i miei mari a cui sono legato e ai quali ritorno: quello di Lido di Camaiore in Versilia e quello della Liguria: Laigueglia ed Alassio a ponente, Tellaro, appunto, a levante. Sono i mari cari dell’infanzia, di un torinese trapiantato a Lucca. Il primo, oggi, con la sua passeggiata, le bancherelle, la Diffusione del Libro, è il mare della mia calma. Il secondo, invece, mi accoglie nei  giorni più inquieti.
Domenica scorsa, senza salutare il paese, dal cimitero mi sono inerpicato su per la mulattiera che da lì sale in mezzo agli ulivi. Sale ripida, ed io l’affronto di petto, forzando i passi. C’è un calcolo in questo: mi piace che il sudore, che scende copioso, mi mischi alla terra e alle pietre, alle piante, agli insetti, ai loro odori. Subito, il tempo dell’ascensione. È andata così: arrivato in cima ero già cambiato, ansimavo in comunione col luogo, mi sentivo forte. E la vista, la vista era piena: seduto per terra ho mangiato il panino portato da casa, guardando Tellaro sotto di me e Portovenere, Palmaria, Tino e Tinetto ferme in fila a dividere il mare dal cielo. Ci siamo capiti, ho sorriso.
Riprendendo il cammino ero pronto a rimettere tutto in gioco. Così ho fatto, abbandonando di colpo il mare al mio fianco. Ecco, sull’altro versante, la Val di Magra, il cemento e l’asfalto, le Apuane ferite a morte. È questa la realtà, al di là di quello che posso cercare di fingere. Lo so, anche Tellaro soffre e frana.  Il tempo è stato al gioco, si è fatto cupo. La discesa mi ha portato ad Ameglia, con  i bambini che si rincorrevano in piazza. Ho girato in tondo per il paese osservato da placidi occhi felini, poi ho ripreso la salita in mezzo alla macchia.
Un saluto, uno scambio di sguardi emozionati con altri viandanti incrociati sul limitare del bosco mi ha dato un indizio della prossima visione che mi aspettava. Ancora senza mediazione, mi sono trovato gettato di fronte all’intensità di un mare completamente diverso da quello di prima. Cos’era successo nel frattempo? Ora la danza dei raggi del sole fra le nuvole sul mare aperto mi rendeva immobile. Qual è la verità a cui affidarsi? Di fronte a quella realtà cangiante, serena ed inquieta,  ho pensato che le mie ansie, le mie miserie e quelle del mondo potessero annegare lì, senza bisogno di una risposta.
Di corsa sono tornato a Tellaro, giù per le vie di La Serra. Il paese era avvolto dall’atmosfera magica della fine di un giorno a cavallo tra due stagioni. In mare due sposi si stavano baciando davanti ai fotografi ed io sono rimasto a guardarli per un po’, mentre le emozioni vissute nella mia testa già si facevano ricordi, dolci come la nostalgia.
Riccardo Pensa
 

1 commento
  1. Marco Parlanti "penna gialla"
    Marco Parlanti "penna gialla" dice:

    Forza nelle parole e forza nelle immagini.
    Comprendo il tuo vivere e il tuo stato d’animo essendo LUCCA, dove vivi un luogo che apprezzo moltissimo fin dall’infanzia e dove ogni tanto mi nascondo per ritrovarmi.
    Ti ha contagiato la bellezza antica, umana e naturale e quanto hai scritto lo dimostra.
    Ciao.

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