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Il mio cammino


Camminare: ” spostarsi da un luogo ad un altro a piedi”, così riporta Wikipedia.

Ma siamo sicuri che sia solo questo?  C’è chi dice che il camminare sia “salvaguardare se stessi riappropriandosi dei propri spazi, lontano dalla massa, alla ricerca degli infiniti turismi che i ritmi frenetici della vita moderna hanno annientato” come scrive C. Lombardo su Corriere  della Sera.it.

Ma siamo sicuri che sia solo questo? Per me il camminare è un’abitudine, un’esigenza. Il mezzo di trasporto che utilizzo più spesso sono le mie gambe, specie nella vita quotidiana. Per trasferirmi all’interno della città in cui vivo, Torino, trovo che sia il mezzo più efficace, l’unico che mi permetta di calcolare esattamente l’ora di arrivo.

E quando decido di intraprendere un lungo viaggio a piedi cerco di dare un significato più ampio al mio andare per campagne e per paesi. Ed ecco che il cammino di più giorni diventa il modo per andare a conoscere da vicino non me stessa, ma le persone e le storie di chi mi avvicina, di chi si incuriosisce al mio passaggio, di chi mi accoglie nella sua vita, per un momento, per un pasto, per una notte. Ed è così che il viaggio lento acquista un nuovo sapore: diventa l’occasione per  costruire con i propri piccoli passi un mondo diverso e una visione più aperta del mondo, per dimostrare, innanzi tutto a se stessi, di essere capaci di mettersi in discussione e di essere permeabili.

Non basta più conoscere, osservare, raccontare, ma la vera rivoluzione diventa andare da veri pellegrini, in due o tre persone così da avere diversi punti di vista da condividere, a scoprire chi abita questa meravigliosa terra e quanto l’ambiente e l’uomo che lo abita s’influenzano vicendevolmente. Personalmente credo sia terminato il tempo di denunciare: subiamo quotidianamente un overflow di informazioni che ci dicono tutto il brutto e il cattivo che ci circonda. E allora, in alternativa, preferisco proporre cammini che mi permettano di raccontare idee concrete, spunti innovativi, propositi ben radicati nel qui e ora, che infondono ottimismo e fiducia. Mi piace presentare esperienze di persone conosciute casualmente e che sanno raccontarmi come hanno superato le difficoltà della vita.

Nascono così i miei cammini, da neofita che nulla sa di cammino tecnico, ma che ha molta curiosità e desiderio di essere sale per questa terra, o, meglio, di essere saliera che insaporisce i cibi altrui con il sale che le viene donato da chi ne ha in abbondanza.

Annamaria Rastello

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