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Camminare o correre?


Sin dagli anni ottanta  gli studiosi di fitness si combattono a colpi di pubblicazioni e  articolati studi sul se sia più salutare camminare o correre. I media sembrano non raccapezzarsi più tra i differenti input e risultanze che vengono diffusi dai vari Centri di ricerca.
Qualche tempo fa, più o meno nello stesso periodo, il quotato The Guardian titolava“ Camminare è più sano che correre”, mentre l’altrettanto blasonato  Health Magazine  titolava invece “ Meglio correre che camminare”. Il paradosso è che le pubblicazioni suddette si riferivano entrambe a uno studio scientifico condotto dallo stesso autore, Paul Williams, del Lawrence Berkeley National Laboratory. Si tratta di uno studio iniziato non meno di una ventina di anni fa, che ha coinvolto decine di migliaia di “cavie”.
Va evidenziato che la maggior parte degli studi sull’ argomento ebbe inizio  a metà degli anni ’80 , dopo  la morte del profeta del jogging spinto, o running. Il decesso di Jim Fixx, crollato a terra per attacco cardiaco durante la solita corsa mattutina, segnò la fine del boom: il numero di joggers precipitò del 40% tra , a favore dei “camminatori”.
In realtà, volendo sintetizzare al massimo i risultati dello ricerca di Williams, i dati certi sarebbero che chi corre resta magro o dimagrisce più facilmente di chi cammina, soprattutto se è sovrappeso, nonostante utilizzi la medesima quantità di energia nello sforzo. La ricerca dimostrerebbe però anche che camminare sia l’opzione  migliore per prevenire la pressione alta, il colesterolo e il diabete: ovvero i principali imputati per le malattie cardiache.
A conti fatti, perdere peso non significa necessariamente essere in forma, perché  i grassi intrappolati sotto l’epidermide sono un inconveniente per la salute, ma non certo l’unico. Sempre dando una scorsa interpretativa agli studi di Williams, si può leggere tra le righe che “in medio stat virtus”: camminare a passo sostenuto, o in pendenza, è efficace per dimagrire e comporta anche vantaggii in tema di salute generale e prevenzione delle malattie. Il “morale” della ricerca è in ogni caso chiaro: darsi una mossa fa senz’altro bene, senza però esagerare.
Raffaele Basile