Anna, il cammino 24 ore
Intervista di Alessandro Vergari ad Anna Rastello
A,V. Ciao Anna, noi ci siamo conosciuti per la prima volta a Monteriggioni, nel corso del nostro primo mitico Social Trekking, che partì da Colle Val d’Elsa per arrivare a Monteriggioni. Tu eri con Riccardo Carnovalini e vi vidi arrivare in cammino, naturalmente, su una strada sterrata che portava verso la Montagnola, poco prima di Abbadia Isola. Me lo ricordo molto bene e per me fu un grande piacere vedervi perché era il nostro primo evento di Social Trekking e il giorno dopo avevamo organizzato la vostra proiezione del video “Il cammino di Marcella”, che facemmo nella chiesetta di Rencine, un altro posto molto suggestivo. Tu che ricordi hai di quell’evento?
A.R. Gente multicolore, un giocoliere che si divertiva facendo divertire, racconti, voci, risate e passi nel bosco.
A.V. Come ti sei avvicinata al camminare?
A.R. Per me il camminare è un’azione semplice e connaturata con l’essere un bipede. Sin da bimba la passeggiata con la famiglia della domenica pomeriggio era, spesso, un giro della collina torinese di 10/15 chilometri, partendo da casa. Forse per questo diventai in gioventù mezzofondista e poi maratoneta. Però a trasformare il cammino in uno strumento di indagine è stata una promessa, quella che feci in una notte buia, quando stavamo cercando mia figlia che, in seguito a un incidente stradale, era caduta da un viadotto. Promisi a me e un Dio del cielo che sarei andata a Lourdes a piedi se l’avessimo ritrovata. La ritrovammo e quindi iniziai a realizzare cammini inchiesta.
A.V. Quali sono le emozioni più forti che ti dà il camminare?
A.R. Gli amici, i figli, i conoscenti dicono che mi debba far visitare da un medico, ma che sia molto bravo, perché quando cammino, anche per 80/90 chilometri consecutivi, non sento stanchezza. Però c’è un’emozione che provo ogni volta che mi rimetto in cammino: assetata di curiosità, i miei cammini riescono a placare la mia sete, ma solamente per poco tempo.
A.V. L’incontro più bello avuto in cammino? So che è difficile….
A.R. No, non è difficile! L’incontro più bello è quello con il mio profondo, con quella parte di me che camminando si svela pian piano e mi insegna a essere più accogliente e più leggera.
A.V. La tua proposta delle 24h ti ha portato a girare in tanti posti dell’Italia, pensi ancora di continuare? cosa ti ha dato quest’esperienza?
A.R.Sono appena all’inizio di questa “folle” esperienza! Mi ha dato molti nuovi amici e la conoscenza di luoghi in cui non si va solitamente a camminare, come periferie di grandi città, campagne, colline che non sono meta di turismo a piedi. E ho ancora una volta avuto la conferma che a guardare sempre ovunque, e ancor meglio dove non c’è niente da guardare, si impara a diventare migliori.
A.V.C’è un altro cammino nel cassetto?
A.R.Il cammino si fa camminando, e i sogni si fanno sognando! Ho un’unica certezza: i miei cammini pubblici avranno sempre una connotazione politica e sociale molto forte. I miei piedi sono il mio strumento per costruire una società più giusta: questo è ciò che devo alle mie nipotine, un obbligo della mia nonnitudine.
A.V.Cosa è per te il social trekking?
A.R. Il social trekking è un bel sistema per condividere esperienze, per conoscere luoghi, per mettersi a confronto con culture, abitudini e vite differenti, ma soprattutto è un mezzo per comprendere un po’ di più i propri limiti, mettendo in gioco i talenti personali.
Per saperne di più:
https://www.facebook.com/cammino.dimarcella
https://www.facebook.com/camminodimarcella24h/
http://www.camminodimarcella.movimentolento.it/it/
foto di Riccardo Carnovalini
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