Latouche

La sostenibile decrescita felice del prof.Latouche


Un “ateo della crescita, o quanto meno un agnostico”. Così si definisce Serge Latouche, anticonvenzionale economista di rango internazionale. Lo abbiamo incontrato tempo fa in un paesino del Cilento, che sembra la rappresentazione perfetta delle sue teorie sulla “decrescita felice”.
Serge Latouche è un economista decisamente sui generis, che considera il modello economico dominante, strettamente collegato alla crescita dei consumi, una sorta di “imbroglio” ideologico. Nella sua più recente opera, il saggio intitolato «Per un’abbondanza frugale», pubblicato in italiano qualche mese fa, Latouche riprende le tematiche principali del suo “pensiero”: come realizzare una non illusoria felicità sociale, svincolata dal mero possesso e consumo di beni materiali. Una felicità che il pensatore francese vede come un mix di perseguimento del bene comune, rispetto della natura, amplificazione di forme di convivenza “arricchenti”.
Il tutto, improntato alla ragionevolezza piuttosto che alla mera ragione. Ed eccolo il professor Latouche: berretto squadrato, maglione e giaccone, tutto rigorosamente blu navy. Il  suo aspetto è in perfetta sintonia con la scenografia marinaresca che s’intravede dal centro storico di Pollica, paesino-terrazza sulla costa cilentana. «In effetti, c’è in me una componente marinaresca. Sono partito dall’oceano delle coste bretoni – dove sono nato – e ho poi cominciato le mie frequentazioni mediterranee, tra cui quella di oggi…». Così Latouche controbatte alla nostra sottolineatura – in attesa che il convegno inizi – sul suo aspetto da vecchio lupo di mare. Poi, dopo un attimo di esitazione, un “affondo” spiazzante in sintonia perfetta con il suo stile argutamente ironico. «Anche questa di oggi è stata una sorta di decrescita, dal grande oceano a un mare più raccolto», dice sorridendo nell’avviarsi al tavolo dei relatori.
Decrescita, anzi a-crescita, è la parola “chiave” del pensiero dell’economista-filosofo. Nell’esporre il suo pensiero durante il workshop il professore, che insegna “Scienze economiche” all’Università di Parigi, dimostra di non essere per niente un mero teorizzatore: la sua disamina sulla “a-crescita” ha un approccio concreto, che tiene conto anche di ogni possibile contestazione sulla fattibilità delle sue idee. Viene da pensare che sarebbe un ottimo pubblicitario, con la sua capacità di sintesi, la sottile ironia e il gusto per lo slogan e i giochi di parole.
Al termine del suo intervento, condotto in un italiano senza sbavature reso intrigante dalle sonorità francofone, ci accomiatiamo da lui e gli promettiamo che la prossima volta che leggeremo un suo testo lo faremo nella sua lingua madre, per cogliere ogni “finezza” del suo pensiero. «Italiano o francese, non cambia molto…Le traduzioni in italiano dei miei testi le ritengo molto buone, e quindi se il mio pensiero è buono in francese lo sarà anche in italiano», chiosa con il suo sorriso sornione l’antesignano degli “obiettori della crescita”. “Questo” Latouche è davvero di una leggerezza…pesante, ci viene da pensare: probabilmente, la sua passione per gli ossimori deve averci già un po’ “contagiato”.
Raffaele Basile
foto 1 wikimediacommons, foto 2 Raffaele Basile

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