L'aspetto avveniristico della cupola geodetica è ingentilito dall'ingresso "similcapanna"

Walden 3.0. in Canada, ovvero la moderna vita nei boschi dell’ultracamminatore Béliveau


 

Danville, Scotch Hill, Quebec, Canada,  agosto 2018 

Anche il più convinto dei camminatori rimarrebbe spiazzato e propenderebbe per la follia della richiesta, se gli venisse proposto un giretto a piedi di 75 mila chilometri da percorrere in 4000 giorni, più o meno dodici anni. Tutto ha un limite, pure per chi sia per filosofia di vita abituato a camminare con un metro diverso da quello standard sulle distanze percorribili a piedi.  Appare quindi naturale che Il 99,999% degli esseri umani catalogherebbe come follia il camminare per 12 anni a piedi per farsi il giro del mondo.

Rifornimento di legna indispensabile per combattere il gelo invernale canadese

Rifornimento di legna indispensabile per combattere il gelo invernale canadese

Anche il restante 0,001%, ( licenza matematica) ovvero Jean Beliveau da Montreal, Canada,  ha a suo tempo catalogato tra i pensieri folli  quello che – all’alba del nuovo secolo e dei suoi 45 anni di età – nell’estate del 2000,  gli è balenato per la testa. La differenza però è che Jean poi l’ha fatta per davvero,  questa follia.

 

 

 

 

L'angolo pranzo

L’angolo pranzo

“ La mia mente razionale da imprenditore di luci neon mi diceva che le possibilità di portare a termine una simile impresa erano infinitesimali, ma ciò invece di farmi rinunciare mi ha portato ad affrontare la sfida”, ci dice proprio Jean all’ombra di uno dei tanti aceri dominati dal surreale “ dome” geodetico. Vale a dire un’armoniosa cupola semitrasparente di silicone e legno, con sottili travicelle a vista disposte a triangolo . Una struttura Béliveaui stesso si è costruito, da solo,  a mo’ di confortevole “capanna”.

L’opera è iniziata un paio d’anni dopo aver terminato con successo,  dopo le immaginabili peripezie raccontate nel suo libro “L’homme qui marche” ,  la sua impresa  da guinness. Una performance che si è andata ingigantendo lungo il tragitto di significati lontanamente immaginabili dallo stesso Béliveau.

La zona "salotto" del Dome

La zona “salotto” del Dome

La marcia pacifica di Jean, sotto il patronato dell’Unicef,  gli ha fatto incontrare lungo l’itinerario migliaia di persone: gente bella, bellissima ma anche meno bella ( tra cui anche vari Premi Nobel) Un’esperienza ricca di spunti di riflessione per una mente fervida e accogliente come quella dell’ex imprenditore canadese.

Sono passati ormai parecchi anni dal compimento, nell’autunno del 2011, di un’impresa che ha avuto inevitabile eco sui media del mondo intero. Ora Jean vive in stato di socievole eremitaggio in una foresta a due ore d’auto da Montreal, nel Quebec canadese. E sì, perché dopo il proprio giro del mondo, Jean non è riuscito a riprendere la vita di tutti i giorni. Ha lasciato definitivamente da parte il mondo del profitto e dell’imprenditoria, ha lasciato la moglie Luce, con la quale era pure riuscito a mantenere un buon feeling durante il lungo periodo del cammino, e si è ritirato sulla sommità della lussureggiante Scotch Hill a Danville, divenendo una sorta di  “rispettoso guardiano della montagna”, come ci tiene a definirsi lui stesso.

Alcuni degli alberi di acero sono dotati di un sistema che consente la fuoriuscita tramite un rubinetto del caratteristico succo di "erable"

Alcuni degli alberi di acero sono dotati di un sistema che consente la fuoriuscita tramite un rubinetto del caratteristico succo di “erable”

Tra questi alberi, in un luogo che durante il micidiale inverno canadese è raggiungibile solo con estrema difficoltà, Béliveau ha deciso che – per il momenro –  aveva camminato abbastanza ed era giunta di fare qualcosa di diverso che avesse comunque il sapore di una sfida positiva. E così, con la stessa tenacia che gli ha consentito di portare a termine la sua impresa podistica, ha messo un po’ alla volta, quasi senza alcun aiuto esterno, una struttura abitativa dalle caratteristiche singolari. Qualcosa a metà strada tra un’astronave di guerre stellari e la capanna dello scrittore “disobbediente” Henry David Thoreau.

Quest’ultimo, mise in piedi un paio di secoli fa qualcosa di più ridotto sulle rive del Lago Walden nel Massachussets, poco più di una capannuccia, ed ivi soggiornò per un anno intero in totale solitudine ed autosufficienza, dando vita ad alcune opere letterarie rimaste famose per il pensiero innovativo riguardo alla fruizione della natura e della  vita sociale in generale.

 

 

 

Il mezzanino mansardato, che funge da studio e camera da letto

Il mezzanino mansardato, che funge da studio e camera da letto

Walden, la vita nei boschi, rimane la sua opera più apprezzata.  Thoreau era anche un gran camminatore, ed infatti una delle sue opere più dense di contenuti si intitola proprio “Camminare”. Un camminare oltre gli steccati, oltre le barriere precostituite che la civiltà vuole imporci, oltre l’addomesticazione della natura e dell’uomo stesso, fuori dall’omologazione.

 

 

Silicone, acero e ferro creano un effetto di solidità armoniosa

Silicone, acero e ferro creano un effetto di solidità armoniosa

Il social trekker per antonomasia, Alessandro Vergari ( guarda caso, presidente della coop Walden viaggi a piedi),   tempo fa è stato in “pellegrinaggio”  a Concord camminando tra i sentieri vicini alla capannina nei boschi di Thoreau. Naturalmente ha dovuto “accontentarsi” dello “spirito” di Thoreau aleggiante da quelle parti, realizzando anche un suggestivo video. 

 

Qui in Canada, in un bosco lontano pochi minuti d’auto e parecchi anni luce dalle antiche cave di amianto dismesse , ho avuto invece l’occasione di incontrare la “reincarnazione” in chiave 3.0 del Thoreau ottocentesco: Jean Béliveau, Ovvero, un socievole eremita con milioni di passi impressi sotto le piante dei piedi , felice di avere bypassato le ristrettezze del Pensiero contemporaneo  al riparo della sua confortevole “capanna” geodetica.

Selfie "Illuminato" prima della colazione e dell'intervista

Selfie “Illuminato” prima della colazione e dell’intervista

 

TESTO E FOTO DI RAFFAELE BASILE ©

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