Voci dalla Corsica: i “Barbara Furtuna”


“ Diu vi salvi Regina
    È madre universale
    Per cui favor si sale
    Al paradisu.”
 
Inizia così l’inno nazionale della Corsica: una preghiera alla Madonna, in perfetto italiano, a patto di sostituire qualche u finale. La Corsica insegna che frontiere e confini politici possono ingannare: se ci andate, state lontani dai percorsi turistici costieri. Piuttosto, prendete la ferrovia (u trinighellu), viaggiate verso l’interno dell’isola e raggiungete Vizzavona, oppure Corte, oppure Ponte Leccia. Farete conoscenza con una cultura agro pastorale di schietta matrice italiana, ascolterete una lingua che vi sorprenderà, e non vi sembrerà di essere in Francia, ma nell’appennino umbro, o sui monti sopra Genova.
Musica in Corsica significa spesso canto polifonico. In questo l’isola è sicuramente molto mediterranea, pensate al canto a tenore della vicina Sardegna, oppure al coro greco, o al canto gregoriano. Tra i molteplici gruppi del panorama musicale, mi piace presentarvi e farvi ascoltare i Barbara Furtuna, ovvero quattro ragazzi di Olmeda di Tuda (Alta Corsica) che uniscono nel loro repertorio testi sacri a testi profani, riprendendo anche i canti della vecchia tradizione corsa.
 

In questo video prodotto canale televisivo regionale potete conoscerli, sentirli parlare in corso (capirete quasi tutto) e ammirare i posti fantastici dove vivono. Se non siete astemi avvertirete una pronunciata salivazione al minuto 7:30 circa, quando il gruppo discute amabilmente delle proprie cose davanti ad alcuni bicchieri di vino Patrimonio, con brindisi finale. L’intero documentario, di cui vediamo solo la seconda parte, è scaricabile dalla rete.
I Barbara Furtuna portano spesso la loro musica in giro per il mondo. Lo scorso anno, durante una tournée a Montreal, hanno collaborato con l’Ensable Constantinople, un gruppo di artisti iraniani emigrati in Canada, con un repertorio di musiche mediterranee e mediorientali
 

 
Li ascoltiamo in Diu vi salvi Regina , una versione singolare dell’inno nazionale corso, dove il canto polifonico si fonde a suoni e percussioni orientali di sitar e tonbak. E fa un po’ strano sentire la lingua corsa accompagnata dal canto del sitar, strumento indiano e persiano: neanche Alessandro Magno era riuscito in tanto!
Si chiamano contaminazioni, quando accadono portano scompiglio ed energia creativa, nella musica come nei fatti della vita e della Storia. Tutti, tranne il Ku Klux Klan, assistiamo compiaciuti e sorpresi.

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