richard long - foto di topgold su flickr

Quattro passi nell’arte


Camminare è, di per sé, un’azione artistica. Perchè, come l’arte, non segue regole ne schemi precisi, è qualcosa di libero, creativo e spontaneo. Soprattutto se parliamo del viandante, persona che vaga senza una meta facendosi ispirare dal caso, dalla natura e dalle persone. Partendo da questi punti in comune, alcuni movimenti artistici recenti hanno individuato nel camminare un concetto quasi rivoluzionario, una risposta ai problemi e all’alienazione dell’uomo nella società moderna e una fonte d’ispirazione per opere e performances.
Come il movimiento Dada, che considerava il camminare nei contesti urbani un’azione artistico-estetica e che mise per primo in pratica una forma nuova di fruzione degli spazi: l’artista non faceva altro che attraversare luoghi tradizionalmente considerati banali, senza lasciare segni tangibili del suo passaggio. L’idea verrà poi ripresa dai surrealisti, nelle persone di Breton, Aragon, Morise e Vitrac, che nel 1924 organizzeranno una spedizione in campagna scegliendo un punto di partenza a caso, per “esplorare i limiti tra la vita cosciente e la vita sognata”. Anche da questa esperienza onirica nascerà il manifesto del movimiento, che racchiude il concetto di “puro automatismo psichico con il quale esprimere, verbalmente, scrivendo o attraverso qualsiasi altro mezzo, il vero funzionamento del pensiero”. Il girovagare artistico e quello fisico si compenetrano e sovrappongono perchè parte dello stesso bisogno di esprimersi senza filtri.
Trasferendoci ai giorni nostri, l’artista le cui opere sono probabilmente più legate al camminare è Richard Long, scultore, fotografo, pittore inglese ed uno dei più importanti esponenti della land-art. Spesso, Long rappresenta in opere e sculture le sue camminate e spostamenti. Come in A line made by walking (1967), una fotografia di un sentiero erboso da lui stesso tracciato su un prato. L’artista dice: “Una camminata esprime spazio e libertà e la conoscenza di essa può vivere nella fantasia di chiunque, e anche questo è un altro spazio”. I luoghi che sceglieva erano di solito “puri”, cioè senza persone ne testimonianze della storia passata e presente. Australia, Himalaya e Ande Boliviane erano le sue ambientazioni preferite.
Spesso, nell’arte contemporanea, il camminare è stato anche visto come momento per mettere alla prova i propri limiti fisici e mentali. Come nel caso della Great Wall Walk (1998), in cui gli artisti Marina Abramovich e Ulay prevedevano di camminare uno verso l’altro lungo la muraglia cinese e sposarsi al momento dell’incontro.  Alla fine però, dopo aver camminato per 2400 miglia, si abbracciarono e si separarono. Una rappresentazione simbolica dell’intimità dell’incontro tra l’uomo e la Terra, un legame così forte e intenso da cambiare il proprio modo di essere, vedere e vivere la vita.
Articolo scritto da Laura Tufari del blog di viaggi eDreams, blog che dà consigli sul mondo dei viaggi, su destinazioni, compagnie aeree e racconta tutte le news turistiche più interessanti.