Parlanti

Quattro chiacchiere tra camminatori: Parlanti e Callegari


Nel 2007 mi sono avvicinato al Cammino di Santiago; sapevo che cos’era ma non sapevo com’era nella sua realtà e visto che due amici mi avevano incaricato di studiarlo per andarci insieme mi misi in cerca di ogni informazione possibile. Primo passo fu acquistare una guida che una volta in mio possesso trovai sterile nonostante la mole di descrizioni sulle tappe. Mancava il tratto umano, la personalizzazione data dall’esperienza diretta. Gran cosa internet se usato bene e per questo mi imbattei in un sito utile e interessante, ovvero Pellegrinando, ideato, curato e aggiornato da Luciano Callegari.

Tornato dal mio primo Cammino, nel Luglio 2008, spedii il mio diario dell’esperienza fatta e poco tempo dopo eccolo pubblicato nella sezione “contributi dei pellegrini”, cosa che ho ripetuto alcuni mesi fa dopo la seconda esperienza, unitamente al link di un mio foto/video da YouTube.Qualche tempo dopo l’amico Giovanni Balzaretti mi invitò sulla Francigena e mi saltò all’occhio proprio la presenza di Luciano Callegari. Approfittai così della fortunata situazione per rivedere il mio amico e poter conoscere

d. Luciano, mi hai raccontato che Pellegrinando nacque solo per dare una voce alla tua prima esperienza sul Cammino di Santiago e da questa pianticella è nata poi la realtà attuale, ovvero l’occasione per chi niente sa su questo lungo viaggio per trovare indicazioni, consigli, link di siti interessanti, diari di chi lo ha già percorso, foto e filmati, fino ai contatti con altri aspiranti pellegrini; insomma una “super guida” che apre occhi, animo e possibilità. Se tu potessi tornare indietro faresti di nuovo tutto nello stesso modo, cambieresti qualcosa oppure pubblicheresti la tua esperienza affidandoti a qualcun altro?

r. Mentre preparavo il cammino ho cercato informazioni sulla rete: eravamo nel 2001 e c’era ben poco e pochissime erano le informazioni sul Cammino. Ho creato il sito ancor prima di partire, quasi per gioco: sono sempre stato appassionato di informatica ma sino ad allora non avevo trovato un argomento di cui parlare, qualcosa di interessante. Così l’ho fatto anche per concentrarmi di più sul mio progetto, per esorcizzare l’ansia e canalizzare l’entusiasmo che mi sentivo dentro.Al mio ritorno ho riempito il sito di informazioni e da allora sono andato avanti sempre aggiornandolo e aprendo nuove sezioni e pagine.Mi chiedi se rifarei lo stesso percorso? Sì, lo rifarei anche perché a quel tempo non c’erano alternative, non c’erano siti ai quali appoggiarsi. Sono passati solo 12 anni, ma nel mondo del web e nel mondo del Cammino sono un’eternità.

d. Dicci chi e cosa sei e come il camminare sia entrato nella tua vita

.r. Sono una persona “normale”, non un “camminatore”. Camminare mi piace e vivere all’aria aperta mi fa stare bene. Peraltro mi è sempre piaciuto camminare: ho iniziato a farlo quando ero scout e poi, più avanti, ho proseguito con 10 anni di attività con il CAI e più avanti da solo o con qualche amico. Soprattutto mi ha sempre affascinato camminare con lo zaino in spalla, mangiare all’aria aperta e fare tappa a fine giornata, ogni giorno in un posto nuovo.

d. Nell’ottica laica che contraddistingue il punto di vista di molti, compresi noi due, tu come hai scoperto e ti sei avvicinato al Cammino di Santiago?

r. In corrispondenza con i miei  50 anni, a seguito del racconto di un amico, mi era venuto il pallino di partecipare alla Marcia del Passatore, una marcia/corsa di 100 km da Firenze a Faenza, che si svolge ogni anno a fine maggio. Prima e dopo quell’esperienza, alla quale mi ero preparato bene, ho partecipato anche alla Pistoia/Abetone e alla Maratona di Roma. Un giorno raccontavo a un amico cardiologo queste mie attività e lui, compiaciuto, mi ha detto: “bravo, continua così, ma se vuoi fare un cammino bellissimo devi andare a Santiago”. Era l’anno 2000. Può sembrare banale ma quello è stato il mio primo contatto con il Cammino. Fino a quel momento non ne avevo saputo nulla.E’ stata una folgorazione, un progetto che mi ha subito preso. Ma ancora non sapevo come sarebbe stata questa esperienza: l’innamoramento è nato sul Cammino.

d. Se ti chiedono della soddisfazione e della delusione più grandi da quando hai creato Pellegrinando cosa risponderesti?

r. La soddisfazione maggiore sta nei rapporti umani che questa attività mi ha consentito.  Rispondere alle e-mail (rispondo a tutti, con risposte individuali) è un’attività faticosa e a volte snervante ma mi ha consentito relazioni umane bellissime.La delusione maggiore, dovuta in parte – devo riconoscerlo – a mie precise scelte, è stata constatare come tra chi svolge attività nel mondo dei cammini ci sia la tendenza a fare ognuno per conto proprio anziché associarsi, unire le forze, fare attività comuni. Questo consente di poter fruire di una pluralità di voci ma impedisce al contempo di svolgere un’attività più efficace e coordinata.

d. Come ben sappiamo il Cammino ha i suoi tempi per essere capito e assimilato oltre alla comprensione e agli apprezzamenti immediati; è un’esperienza che va lasciata sedimentare, se mi passi il termine. In questa riflessione hai trovato anche lo stimolo per trasformarti da pellegrino in ospitaliero volontario?

r. Le dinamiche del Cammino variano molto da persona a persona: è logico che sia così data la caratteristica di esperienza di vita individuale. Così alcuni vivono questa esperienza e, anche ricevendone una forte impressione, non la ripetono, conservandola come una parentesi bella di vita. Altri non si staccano più dal Cammino e lo ripetono, spostandosi su altri itinerari o ripercorrendo più volte il Cammino Francese. Altri ancora sentono il desiderio di “mettersi dall’altra parte” facendo l’hospitalero.Da diversi anni pensavo a questa attività ma, dovendo seguire altre iniziative, ho lasciato sempre perdere. Solo quest’anno, invitato da un amico che assieme ad altri organizza corsi per conto della associazione spagnola “Hopitaleros Voluntarios – HOSVOL”, mi sono deciso a partecipare al corso di formazione. Sulla base dell’esperienza di pellegrino avevo, sotto sotto, la presunzione di “sapere già tutto”: invece ho imparato molte cose nuove. E’ stato per me un utile bagno di umiltà.

d. Cammino di Santiago, un viaggio lunghissimo con molte varianti: c’è un luogo in particolare che più di tutti ti ha colpito ed eleggeresti come immagine simbolo?

r. Direi la prima tappa del Camino Francés, da Saint Jean Pied de Port a Roncesvalles. Saint Jean: la prima accoglienza da parte dei volontari alla Accueil de Pelerins, i primi passi da pellegrino, l’emozione dell’inizio di questo viaggio dell’anima. Roncesvalles: l’ingresso in Spagna, la Fontana di Orlando, l’Abbazia, la messa cantata per i Pellegrini, la prima notte sul cammino.

d. Chiudiamo la chiacchierata in questo modo: fatti da solo una domanda e datti la risposta

.Domanda: guardando le statistiche che documentano l’affluenza di pellegrini si nota un incremento enorme negli ultimi anni. Ma il Cammino è ancora lo stesso? Questa pressione di persone non crea problemi, non rischia di snaturarne il senso? Il Cammino di Santiago sta cambiando?Risposta: questo è davvero un grande problema. Non ho risposte pronte: penso spesso a questa situazione e ogni volta che torno sul Cammino vedo dei cambiamenti, a volte preoccupanti. Vedo come siano sempre più numerose le persone che hanno un approccio turistico, da consumatori più che da pellegrini; quanti sono quelli ben poco interessati ad una accoglienza povera e molto di più alla disponibilità di camere singole o doppie, al livello qualitativo dei servizi alberghieri, alla possibilità di pagare poco o nulla l’alloggio. Fino a quando questa situazione reggerà? Non lo so davvero. La possibilità di fare una bella esperienza di vita c’è sempre: magari dovremmo fare alcune scelte tra le quali, prioritaria, è quella di escludere i mesi estivi, ormai troppo affollati.Ma non dobbiamo spaventarci per i cambiamenti perché da sempre il mondo cambia, e pure noi cambiamo. Ora questi cambiamenti sono molto più rapidi e facciamo fatica a seguirli e ad affrontarli: questo è il vero problema.Bene, credo che Luciano, con le sue risposte e con il suo operato negli anni, abbia dato esempio di quanto la semplice volontà del singolo spesso sia ciò che da il via a piccoli o grandi fenomeni utili per molti, come lo è il suo doppio lavoro di curatore di Pellegrinando e di volontario negli ostelli lungo il Cammino di Santiago. Oltre ad averlo ringraziato personalmente quando l’ho incontrato credo che un ulteriore segno di gratitudine, anche a nome di molti altri, gli sia dovuto.

 

Marco “PennaGialla” Parlanti ( nella foto a destra)