la cultura dello zaino

L’arte di preparare lo zaino


Fare lo zaino, ovvero: cosa porto con me?
Quando ci si accinge ad un lungo viaggio a piedi i sentimenti vissuti sono essenzialmente due: l’emozione nell’attesa della partenza e la curiosità per quanto il viaggio ci offrirà.
La preparazione dello zaino e la scelta dei materiali sono di aiuto durante l’attesa anche se ne amplificano l’aspettativa e l’unico consiglio è quello di tenersi leggeri. Molti materiali e oggetti, che sembrano a casa indispensabili, diventano poi peso inutile e spazio occupato durante il viaggio. Se esiste la possibilità del trasposto bagagli lo zaino diventa leggero e il resto viaggia a parte in una comoda valigia o borsa, ma portare tutto con sé secondo me aiuta l’organizzazione mentale individuale, crea disciplina fisica ed interiore (lo Zen e l’arte della preparazione dello Zaino, verrebbe da dire, parafrasando Robert Pirsing); un qualcosa che rende attenti e fa percepire il viaggio con spirito diverso, credo più partecipe.
L’elemento più importante da portare nel viaggio è sé stessi.
Lasciamo a casa quanto ci circonda ogni giorno e troveremo dentro di noi la migliore fotocamera digitale per fermare i ricordi. Durante molti incontri con circoli e associazioni ho avuto occasione di parlare del senso di libertà che si prova e si vive durante il cammino, nell’eseguire un viaggio lento con i propri mezzi naturali, senza mediazione di artifici meccanici, fatto salvo eventuali bastoncini o il classico bastone di legno di montanara tradizione.
Non stiamo qui a discutere dei materiali moderni e dei loro vantaggi rispetto a quelli più classici o addirittura a quelli, quasi inesistenti, dei nostri progenitori; sono tutte modificazioni dettate dalle diverse epoche e dalle diverse tecnologie a disposizione. Quello che non muta è il senso del viaggio, sia come percezione dell’evento, sia come motivazione del medesimo; sia come stimolo che ce lo fa compiere, sia come tutto ciò che ne ricaviamo giorno dopo giorno, passo dopo passo.
Il “materiale” che non cambia nel tempo è l’animo umano, la voglia di scoprire e andare oltre. Guadagnarsi una meta da soli, con la pazienza di sopportare fatica, maltempo o troppo sole e anche talvolta la noia di ore monotone, di passi continui uno dietro l’altro.
Ogni visione che il viaggio ci propone sarà nuova anche se già vista, solo perché fa parte non più di una singola situazione ma di un articolato percorso di più giorni dove la sponda di un fiume si unisce ad un sentiero collinare, dove un campo di grano o un uliveto si uniscono ad un crinale soleggiato o battuto dal vento.
Ogni singola emozione al proprio posto, come ogni panorama oppure le visuali ristrette. Tutto a comporre un film unico e ineguagliabile: il proprio.
Ogni ricordo con il suo valore di scoperta, di condivisione con gli amici, di semplice conquista con fatica oppure nella semplicità del cammino. Tutto a fare “bagaglio”, quel bagaglio così leggero ma altrettanto pesante che è la nostra esperienza personale, la nostra vita.
Viaggiando osservo quello che ho attorno e quasi sempre fantastico su cosa poteva essere e su cosa potrebbe divenire; mi muovo affascinato profondamente da una motivazione o da qualcosa di impalpabile, con sogni e fantasie che non mancano mai durante le tappe sotto il sole o sotto la pioggia, quando questa è compagna di viaggio.
Giorni e Vento propizi a Voi!
Marco Parlanti, sognatore in cammino
 

 

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